RIVISTA

Alfabeta

CITTA'

Milano

ATTIVITA'

1979-1988

Genere

Cultura

Alfabeta - anno II - n. 13 - maggio 1980

Fanzine. Parola nuova, e forse sconosciuta ai più, nel vocabolario degli anni '80. Vediamo. La fanzine è un calco dall'inglese, sta per «fans magazine», cioè quel tipo di pubblicazione a tiratura di solito limitata, e a diffusione circoscritta, nata nei paesi anglosassoni ad uso degli appassionati di certi cantanti e gruppi musicali. Per esempio, ci sono state fanzine dei Beatles e degli Stones anche di grosso successo, così come di gruppi e solisti solo localmente conosciuti.

Se le fanzine, anche in origine, servono come organi in formativi a livello quasi di club, ben presto esse assumono anche una valenza informativa precisa: sono strumento di informazione locale, supporto di comunicazione di idee non circolanti ai livelli industriali.

Le fanzine hanno avuto in questi ultimi tempi un enorme successo proprio in Italia. Si può calcolare che ne esistano attualmente, fra periodiche e saltuarie, almeno 600-700. Costituiscono, insomma, un fenomeno di massa. La loro ascendenza, da noi, non è però di tipo anglosassone. Esse si rifanno piuttosto ad un tipo di pubblicazioni, alternative e politicizzate, sorte con il movimento del 1977. Il primo opuscolo italiano del genere è infatti probabilmente A/traverso, rivistina bolognese di aspetto povero e di basso prezzo, legata alle vicende del movimento in quella città, e a tutti i suoi tipi di espressione: Radio Alice, la musica, i locali, la cultura del trasversalismo, il nuovo dissenso e così via. Sulla scia di A/traverso nacquero innumerevoli altre iniziative similari, che ebbero tuttavia una effimera durata. Al loro posto (ma non c'è identificazione fra i due fenomeni) sono apparse le fanzine.

Si tratta di riviste per modo di dire: talora hanno la forma del foglio volante, talora del ciclostilato, talora della comunicazione interna, talora infine del vero e proprio periodico. Sono legate solitamente all'attività dei gruppi musicali, in particolare i produttori di musica rock, che oggi riesce ad aggregare gruppi di giovani non limitati ai soli musicisti. E la loro circolazione è spessissimo periferica, locale, decentrata. Produttori di fanzine in fatti possono essere trovati a Bologna, Genova e Milano, ma anche, fra le altre città, massicciamente a Pordenone o Vercelli. E la loro circolazione è parimenti saltuaria, manuale, locale. Oltre a qualche residuata libreria alternativa che ancora li offre ai propri frequentatori, è il concerto la sede naturale della distribuzione fanzinesca.

Alfabeta pubblica in questo numero una piccola documentazione (la nostra fonte è costituita dalle Shock Produzioni) del panorama attuale di questa produzione non ufficiale di cultura. Produzione di cultura: sta in queste parole la ragione del nostro interesse. Le fanzine infatti costituiscono un fenomeno che per la sua diffusione e i suoi caratteri merita qualche attenzione, dal momento che si presenta come invenzione linguistica destinata a coprire evidentemente delle carenze a livello di cultura ufficiale. Produzione di cultura, insistiamo ancora. Perché le caratteristiche delle fanzine sembrano l'occasionalità e la casualità, ma la loro fattura ci pare invece esprimere alcuni elementi seriali da prendere in considerazione. Vediamone alcuni.

In primo luogo, l'espressione linguistica. I testi non sono più testi verbali, ma ormai completamente visivo-verbali. Certe avanguardie divengono dunque di massa: dadaismo, futurismo, poesia concreta e visiva perdono il carattere metropolitano e di élite, e si spostano a Gorgonzola, a Vercelli, a Budrio, a Campi Bisenzio, e via dicendo.

In secondo luogo, il loro «taglio» culturale. I riferimenti sono i più diversi: si va dal trasversalismo francesizzante all'analisi dei tratti particolari del pensiero di Adorno; si passa dalla musica e dall'espressione punk alle ascendenze della più recente e immaginifica fantascienza: c'è Moebius e «Metal Hurlant»; c'è il fumetto horrorifico e la poesia d'avanguardia. Il miscuglio è impressionante, fenomeni «alti» e «bassi» si confondono e smarriscono i contorni. Eppure si ha l'idea non della confusione, ma di una poetica e di un'estetica: quella del mezzo povero e della sua possibilità di essere piegato alla forza del desiderio espressivo; quella dell'ironia e della dissacrazione, che nella mancanza di rispetto per le gerarchie, e nell'irreverenza degli accostamenti, ritrova delle possibilità liberatorie.

Alfabeta, con tutto ciò, non vuole affatto giudicare. Solo, presentare e ricordare un fenomeno, non analizzarlo e ucciderlo. Pertanto ci è sembrato doveroso impaginare questi documenti, non solo incorniciandoli e ingabbiandoli, ma facendoli fluttuare nelle pagine secondo i dettami dell'estetica fanzinesca.

(Editoriale del nr. 13 - Maggio 1980)


WEBGRAFIA ESSENZIALE:


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