In una parola, “musica fetida” con nessuna - ovviamente - affinità elettiva con gli altri quattro ben più famosi pseudo-scarafaggi che ne furono gli originari autori.
Questa mutazione sonica viene perpetrata dai Punkiderma anche nei confronti della stessa struttura compositiva dell’opera che subisce una totale ‘medleyzzazione’ dell’originale (nella quale solo il lato B era realmente costruito con l’escamotage del medley) che va a legare il tutto in un concept album sul tema dell’alienazione indotta dall’ambiente famigliare.
Per realizzare il loro intento i nostri creano una metafora meta-kafkiana giocando magistralmente sul medesimo errore che accomuna sia la traduzione del nome dei quattro baronetti in “scarafaggi” (beetle significa in realtà coleottero) che l’esatta identificazione dell’insetto in cui si trova trasformato Gregor che (come asserisce Vladimir Nabokov, scrittore ma anche eccellente entomologo) è più propriamente uno scarabeo sacro (ed in questa storia il sacro - come vedremo - è una variabile esiziale) perchè a differenza dello scarafaggio - che non ha una metamorfosi completa – questo è proprio un coleottero (che nasce innocentemente bruco per poi mutare radicalmente forma).
(
una becchina, della infida famiglia dei silfidi) che lentamente e metodicamente negli anni aveva tessuto la sua sistematica quanto malefica tela facendo sì che lui, un giorno, si risvegliasse - al tempo stesso – nelle ambivalenti sembianze del padre di lei (del quale finalmente lei potesse vendicarsi per averla esistenzialmente repressa) ed in quelle del figlio (che andava punito dai suoi genitori per non essere stato quello che loro avevano desiderato fosse dal momento stesso che fu concepito e per questo, alfine, lui si era auto-emarginato sempre di più - “
Come tu’ ghetto”) intentando
una fuga vana che poi, ai loro occhi, era assurta ad ulteriore, ennesima, colpa da espiare: in fondo, come si era permesso Gregor di cercare scampo, di fuggire, di tenerli lontano? Davvero si era illuso di averla fatta franca?
Nessuna importanza nel di lei vaneggiare poteva rivestire, ovviamente, la verità fattuale ovvero che la madre di Gregor fosse in realtà la Provetta , pertanto, il padre assolutamente da lui Disconosciuto. E che - altrettanto conseguentemente - fosse inevitabilmente figlio unico!
Quindi in qualità di prole depravata aveva progettato scientemente la sua inane auto-redenzione assumendo gradatamente le sembianze (una sorta di "reincarnazione biunivoca") dei suoi genitori per impiantare quella coazione a ripetere del Complesso di Edipo - un vero e proprio stalking mistificato e dissimulato - in cui attanagliare Gregor per compiere, infine, quella duplice (biunivoca anch’essa) vendetta con il suo disperato tentativo di riscattare l’irriscattabile (ovvero l'essere anche lei stata mai effettivamente accettata come figlia) attraverso anche la stesura quotidiana di un plot surrettizio in grado di tramutare in una serie di specchi compassionevoli gli astanti (spesso quelli che lei soleva chiamare “street parents”) per trarre nutrimento da questa (indotta e ricercata, bramata come l'aria) compassione: evidente tratto paranoide della personalità nel vittimismo.
Tentativo disperato e senza possibilità alcuna - se non nella fiction interiore - di ridisegnare un intero percorso esistenziale mediante una irriducibile, naturale, propensione alla falsificazione, alla menzogna ed alla ricostruzione fantastica a là J. R. R. Tolkien di ciò che, in realtà, era ed è inevitabilmente lapalissiano ma - proprio per questo - impossibile, per lei, da accettare.
Ma, soprattutto - e sostanzialmente – il suo bisogno ineludibile era elevare Gregor a capro espiatorio di tutta la sua profonda insoddisfazione per l’esistenza insulsa, vacua e grama che lei aveva condotto, per sua inettitudine in definitiva, avendola, infine, dovuta affidare al Diserbatore del Canton Cretino (un doppio di suo padre) generato inconsciamente ad hoc dai suoi stessi genitori affinché potesse darle sostegno fattivo nel portare a termine il progetto comune (sia loro che suo, di lei) di vendetta nei confronti di Gregor nel momento in cui loro fossero deceduti. Certo Gregor non aveva alcuna responsabilità riguardo a ciò. Ma tant'è, lei lo aveva individuato in qualità, al tempo medesimo, di padre e il figlio modello (addirittura orgoglio dei suoi genitori!) perlomeno nella sua malata consapevolezza inconscia: quindi obiettivo supremo da annichilire per la sua follia di inane redenzione.
La successiva “Maxell’s Silver Hammer” cita addirittura cita i primissimi Negative Existence con quel “Bang, bang, Maxell's silver hammer Came down upon his head” che, ricalcando proprio il “ti martellano il cervello” di “Repressione di Massa” descrive perfettamente il ruolo basilare assolto dalla famiglia nell’ambito del processo di repressione sociale dell’individuo.
Solo una coincidenza l’assonanza tra Maxell e il nome della di lei madre che, se si considera la sua origine sassone, significa proprio “piccolo martello”?
E cosa possiamo pensare del nome della sedicente pseudosorella che significa “Potenza di dio” e del fatto che l’arcangelo che porta il suo nome è rappresentato anche come l’Angelo della Morte: semplici coincidenze?
Lasciamo, poi, un attimo da parte – ci torneremo in sede di recensione dei maestri dell'anti-divinismo Sonic Barabba che gli dedicano una molto emblematica traccia – la figura del tutto equivoca (ed è chiaramente un eufemismo) di questo angelo così pernicioso per l’intera storia dell’umanità.
Ma andiamo oltre nell’analisi musico-filologica di questo immane capolavoro dei Punkiderma: si passa dal vano (e come avrebbe potuto essere diversamente: non si trattava di una storia già scritta fin nei punti, nelle virgole e finanche nei punti interrogativi?) tentativo di Gregor di riappacificazione con il proprio giustiziere (“Oh! Darling”) al desiderio di fuga in giardini sommersi ed irraggiungibili (“Octopus's Garden”) fino alla rassegnazione dinanzi alla insostenibile pesantezza (i Punkiderma sono ovviamente maestri della pesantezza sonica con i mitici amplificatori prodotti su misura per loro dalla tedesca Wattenaffankul Inc.) del destino incarnatosi nella sedicente pseudosorella (“I Want You (She's So Heavy)”).
Per un attimo ecco ("Here comes...") l’illusione che il sole (“Sun King”!) infine possa comunque arrivare a squarciare la disperazione di Gregor “Non so quali fossero le condizioni climatiche di quel giovedì di un aprile di tanti, troppi anni fa. Mi piace però pensare che alle 8 e mezza circa del mattino il sole avesse un bel sorriso perché, d’altronde, non era poi nato uno stronzo” ma dura davvero solo un attimo, un bagliore effimero, con il solo effetto di rendere ancora più disperata la disperazione perché immediatamente ci si reimmerge in sonorità inevitabilmente psicopatologicamente malate ed oscure, nei meandri di una follia naturalmente generante odio.
“Quel sorriso mi accompagnò per i miei primi 1.104 giorni su questo pianeta di merda nei quali rimasi chiaramente ignaro del gioco del Destino poichè il LORO dio veniva metodicamente invocato ogni domenica mattina proprio perchè potesse alfine ridurmi così” urlano i Punkiderma in “Because” (ed ecco, ancora una volta, il ruolo nefasto giocato dalla sacralità) per poi nella successiva “You Never Give Me Your Money” stonare in modo straziante il ritornello “All’inizio non capii, non potevo capire di certo, ma la percezione che tutto era già finito la ebbi ben presto, vedi le foto con quel sorriso spezzato?”.
Tutto scritto, si, fin dal costringere Gregor all'esistenza, obbligandolo a nascere, ad essere bruco, ed a dover attraversare delle metamorfosi, anche ridicole - infatti “tutti ridono” (“Sun King”): finanche il vecchio cattivo che sghignazza dal suo buco nella strada per esser riuscito (anche grazie alla sua principale qualità: la tirchieria) a lasciare Gregor in balia della sedicente pseudosorella e del suo sodale Diserbatore del Canton Cretino che (altra coincidenza?) era stato da lui così tanto invocato da arrivare portando alla radice del suo nome quella stessa etimologica della sua complice in questo efferato - quanto profondamente meschino - disegno trasudante la più violenta ignoranza fideistica. Tutti avevano sempre riso di lui in quella famiglia perchè egli era sempre stato alieno in quell'ambito tanto da esserne dovuto fuggire lontano. Ora ancor più ri-svegliato nella tela di una narrazione surrettizia disegnata dalla sedicente pseudosorella artefattasi - strumentalmente ed inverecondamente - paladina dei suoi genitori per il raggiungimento dell'obiettivo comune ovvero l'annichilimento di Gregor/Edipo.
I cerchi in questo concept si chiudono nota dopo nota tutti in modo plastico e l'analisi musicofilologica non può che compiacersene nell'osservarne le perfette evoluzioni.
Lei, ributtante blattona, alla fine ha fatto irruzione nell'illusione di libertà che Gregor aveva coltivato da anni pensando di esser riuscito nell’emanciparsi dalla famiglia di lei, di aver di certo superato il complesso di Edipo, percorrendo quel corridoio assieme all'amico Jim già negli anni 80 (“Father I want to kill you, mother I want to fuck you”) e che, altresì, si è rivelata di colpo solo “Golden Slumbers” ora che quell’irruzione lo aveva metamorfosicamente ri-svegliato in questo Stalking di Edipo, coazione a ripetere, ineludibile nuova necessaria, quanto dolorosa, (ogni volta lo è di più) affrancazione.
A volte ritornano, recitano i sottotitoli di molti film horror: questa è proprio una di quelle terribili volte.
E si giunge all’epilogo fatale “Boy, you’re gonna carry that weight, carry that weight a long time” (“ragazzo, tu porterai quel PESO, tu porti quel PESO da molto tempo”) (“Carry That Weight”), “The hate you take is equal to the hate you make” dove i Punkiderma sostituiscono la parola “love” con “hate” (“The End”: torna l'amico Jim...) e scoprire quelle ali sotto il rivestimento del dorso che infine gli permetteranno di Libr-Arsi in volo finalmente senza più il peso di quella di lei famiglia che ha cercato in tutti i modi correggere quel suo essere “proprio come avrei voluto che tu non fossi, Gregor” (”Her Majesty”).
Siamo alla fine di quella strada (“road” altra assonanza con il nome del vecchio tirchio che sghignazzava dal suo buco nella strada) quella che Gregor/Edipo aveva percorso per sfuggire al suo destino confidando che non avrebbe più dovuto fare ritorno, la strada di quella fuga da un porto non sicuro (che sia questo il significato dell'Abbey del titolo?) di quel conflitto vitale ad un’incrocio della quale Gregor/Edipo ha inevitabimente reincontrato Laio per ucciderlo di nuovo. Sperando che sia davvero per l'ultima volta!
Inevitabilmente, tutta la sua esistenza e finanche la sua stessa essenza era stata rimessa in gioco da capo.
Volutamente, spietatamente: come fa questo capolavoro dei Punkiderma con le nostre.
E prendendo coscienza delle ali - dopo essere sfuggito allo Stalking di Edipo - a Gregor non rimarrà, quindi, come si diceva - che Libr-Arsi, finalmente/definitivamente libero, evitando - per sempre - le buche, gli incroci ma soprattutto le croci più dure: la salvifica Erosari-Azione!
“Non nascere è indubbiamente la migliore formula che esista. Non è purtroppo alla portata di nessuno” scrisse Emil Cioran e i Punkiderma hanno accordato i loro strumenti proprio su ogni singolo suono di questo concetto.
Un grazie di cuore anche alla teutonica Wattenaffankul Inc. con sede in Uffenheim per il pesante lavoro che fa per rendere possibile che band come i Punkiderma possano esprimere saturamente tutta la loro pesantezza esistenziale e di conseguenza sonica.