TCYTUAH
The Soul of the Best TCYTUAH
SOULACCIO
Ristampato, mortacci loro e solo grazie alla immaginifica Capit Mundi?, l'ormai introvabile - finanche per il tombarolo più sgamato - primo LP dei 𝗧𝗖𝗬𝗧𝗨𝗔𝗛 intitolato “𝘛𝘩𝘦 𝘚𝘰𝘶𝘭 𝘰𝘧 𝘵𝘩𝘦 𝘉𝘦𝘴𝘵 𝘛𝘤𝘺𝘵𝘶𝘢𝘩” (pubblicato nel 47 A.C. e subito sottoposto a censura e sequestro) titolo che possiamo verosimilmente tradurre in un "L'Anima de li Mejo Mortacci Tua".
Originari di Morena, a pochi chilometri da Gwalior (nell'India Settentrionale), nel 48 A.C. si trasferirono a Roma trovando casa (gli scherzi del casa/o?) nel quartiere di Morena, forse perchè lì, in quel frangente, si era sviluppata una vitalissima scena guidata dalla votivamente illuminata "Mortown Twa Ricords" e qui infatti, dal loro originario ed atavico Death Rock contaminato dal Dhrupad virarono decisamente ed in breve tempo verso suoni molto più “indu/strial" impregnati, altresì, di un così profondo mood 'soul' tanto che proprio per loro fu coniato il neologismo (forse banale ma certamente efficace) 'soulaccio'.
Gruppo assolutamente seminale nell'insulto ancestrale rivolto proprio alla seminalità, antesignani dell'analisi metafisica (nelle sue declinazioni soniche e finanche musicologiche) dell'Imprec:Azione che viene dai TCYTUAH intesa sempre come forma non solo genericamente liberatoria ma anche come critica spietata mirata alle radici stesse del nostro vivere sociale e, di conseguenza, alle dinamiche sottese allo sviluppo e al suo mantenimento del Potere. I sonetti che avrebbe musicato Giuseppe Francesco Antonio Maria Gioachino Raimondo Belli. Imprecapibili.
Recentemente hanno annunciato - dopo diversi (troppi!) secoli di inattività - l'uscita di un nuovo disco che ci riferiscono possa essere intitolato "Alì Morthè".
Presto qui la recensione:
TURN ON, CAPIT MUNDI? TCYTUAH!